Parole, Segni, Simboli e Mandala

QUANDO IL VIAGGIATORE SI OSSERVA MENTRE CERCA DI DARE UN SENSO ACCETTABILE AL SUO VIAGGIO NELLA VITA

STORIA DEL VIAGGIO DI UN PELLEGRINO CURIOSO


Al risveglio, in un mattino di primavera della mia giovinezza, mi resi conto di avere una mente pensante che, a mia insaputa, mi era stata inoculata insieme ad una dose massiccia di curiosità. Fu allora che cominciai a osservare la mente mentre attivamente si relazionava col fuori. Capii che non sapevo cosa facevo veramente o cosa  voleva farmi fare chi mi aveva dotato della mente stessa. Neppure sapevo cosa facevano o si voleva che facessero le altre forme di vita che si agitavano intorno a me. Supposi, arbitrariamente, che l’ente che mi aveva creato avesse ragionato alla mia maniera ma certamente sbagliavo.
Ciò che saltava agli occhi era che, nel passato, già molte menti pensanti avevano ipotizzato il senso della vita dell’uomo e delle altre forme viventi.
Allora è cominciato un mio lungo viaggio alla scoperta e considerazione di vari modi di vivere proposti nella storia delle menti in viaggio nel tempo:
Antica cultura egizia
cultura vedica
cultura  zen
Induismo e buddismo
Taoismo
Sciamanesimo siberiano, tolteco…
Cultura greco-romana
Tradizione ebraico-cristiano-musulmana
Sufismo
Alchimia
Teosofia
Antroposofia
Spiritismo
Meditazione trascendentale
Fantascienza
Scienza
Fisica quantistica
Arte
Tenendo conto che ogni conoscenza diventa patrimonio sociale solo per mezzo del linguaggio usato per comunicare si possono fare alcune considerazioni.
Molti e fondamentalmente diversi sono i linguaggi di cui ci serviamo per entrare in rapporto con gli altri uomini e ciò che sta fuori di noi:
La lingua convenzionale (razionale o poetica)
La scienza dei numeri
Lo sguardo
Il tatto
Il sapore (il cibo)
L’odore
L’udito (la musica)
Il contatto per vicinanza
L’amore fisico, sentimentale e spirituale
L’aura artistica e mistica

Il viaggio intrapreso per visitare e considerare l’immenso universo mentale del patrimonio culturale dei vari modelli proposti nella nostra storia, ha prodotto una conoscenza per forza di cose carente. Tuttavia nel rendermi conto di questa insufficienza causata dalla mancanza di rigore linguistico ho anche capito che l’assenza di rigore era necessaria per evitare il “rigor mortis” che avrebbe posto fine al viaggio. Infatti, se fossi caduto nella trappola del rigore dei linguaggi relativi ad ogni conoscenza, questi avrebbero ostacolato ogni altra avventura legata a linguaggi diversi. Lo possiamo verificare osservando la normale riluttanza, espressa dal nostro mondo immaginario rispetto ad ipotese diverse, possibili soltanto con strumenti di indagine nuovi rispetto a quelli storicamente abituali.
Passare da un sistema all’altro ha richiesto molta disponibilità perché ogni sistema proposto doveva essere considerato egualmente possibile e relazionabile agli altri per ottenere poi una indispensabile visione d’insieme.
Oltretutto dovevo evitare l’attuale moda orientata, per esigenze di chiarezza e approfondimento, a separare le parti componenti un fenomeno oggetto di osservazione  col risultato di conoscere solo le parti di un organismo  sostanzialmente morto.

Devo dire anche che questo è stato un viaggio bello, interessante e piacevole perché ogni paesaggio trasmette una propria bellezza, richiede una attenta osservazione e sollecita il desiderio di ritrovare le radici comuni di ogni singola esperienza.

ARTE; CRITICA È DENARO

Si può giudicare il giudice?
Ovviamente sì, ma la cosa può avere un senso accettabile soltanto se il giudizio viene espresso con un linguaggio condiviso. Inoltre, quando i linguaggi sono usati senza tener  conto dei limiti che li caratterizzano, si possono verificare esiti sorprendenti e paradossali.
Ed è quello che succede spesso nell’attuale rapporto fra ”critica” e “arte”, quando si insinua in un artista il desiderio di criticare il critico, a suo giudizio non pertinente. Questo scritto è motivato dalla constatazione che spesso viene  chiamata arte qualche cosa che arte non è. Infatti, quasi sempre la critica si pone come scienza ed usa un linguaggio più o meno razionale per giudicare  l’opera d’arte, che invece implica un universo molto più vasto e non valutabile con gli strumenti soliti della critica.
Naturalmente l’uomo può rapportarsi con tutto, ma quando deve trasmettere agli altri le proprie esperienze e i suoi giudizi è inevitabilmente condizionato e limitato dal linguaggio di cui si serve.
La cosa è ancora più complicata dal denaro, considerato importante dall’artista, dal critico e, naturalmente, anche dal fruitore. Si è creato così un sistema che mette insieme un gruppo di critici, di galleristi e di musei,  uniti a livello internazionale per favorire la speculazione garantendo il valore economico dell’opera nel breve e medio termine. La scelta degli artisti  e delle opere avviene a prescindere dal valore artistico dell’opera, perché ciò che conta è solo il suo valore economico e la sua possibilità di essere veicolata dalla scrittura convenzionale. Inoltre il critico, spesso per facilitare la propria carriera, ha convenienza a valutare artisti che già sono stati scelti. Soltanto chi è libero da condizionamenti economici può valutare il livello artistico delle opere in una società che non dà valore a una conoscenza sensitiva ed emotiva. La crisi del mondo dell’arte riporta direttamente a considerare la crisi generale del nostro modello di cultura, in cui le motivazioni che dovrebbero dare un senso alla nostra vita sono assolutamente inadeguate e non giustificano a sufficienza il desiderio di vivere. Occorre quindi  un  nuovo  modello,  che  naturalmente  non  si  può progettare al cosiddetto tavolino ma va costruito lentamente dopo aver capito i nostri veri desideri.  Soprattutto occorre che molti condividano questa necessità, perché solo così si può sperare in un reale cambiamento sociale.

In questi ultimi anni  mi capita spesso di osservare avvenimenti, pensieri e desideri manifestati da altri   in cui a mia volta sono già rimasto coinvolto. Questo mi fa pensare a un ”effetto farfalla” concepibile grazie a una visione del mondo e della realtà  molto diversa da quella tradizionale. Se questo è vero significa che la trasformazione del nostro modello culturale è già in atto e può cominciare un nostro intervento cosciente per costruire una società che abbia un nuovo modo di intendere la vita.  Dunque anche l’arte si dovrà orientare
diversamente e, anche se le caratteristiche del linguaggio artistico saranno le solite, sicuramente non
potrà inseguire le ragioni economiche che appartengono al vecchio modo di vivere della società.
Io sono convinto che il futuro vedrà  impegnato  l’uomo  non a  concorrere  attraverso la contesa finanziaria  del potere ma, piuttosto, alla ricerca della conoscenza.
La tecnologia ereditata dal passato può liberarci da molte occupazioni di lavoro dedicate al cibo e alle altre necessità di sopravvivenza; la mancanza di lavoro dovrà dunque impegnare una grande quantità di persone e soprattutto di  giovani non a produrre cose spesso inutili ma nella ricerca di un  senso condivisibile della nostra condizione di uomini  e della vita in generale.

In questa ricerca, l’arte - considerata come strumento conoscitivo capace di relazionare in modo globale e soddisfacente  gli uomini - potrà essere,  come sempre, molto importante. Questo ci permetterà di dialogare personalmente e socialmente con l’energia creatrice, campo finora concepito dalle religioni e ad esse riservato
.
QUANDO IL VIAGGIATORE SI OSSERVA MENTRE CERCA DI DARE UN SENSO ACCETTABILE AL SUO VIAGGIO NELLA VITA

Qualsiasi viaggio in un contesto spazio-temporale ha una partenza e un arrivo (una nascita e una morte), tuttavia il viaggiatore può tornare alle condizioni iniziali per intraprendere un nuovo viaggio. Nel caso del viaggio della vita dell’uomo, la condizione iniziale è l’energia potenziale che genera il mondo.
La nostra cultura tradizionale da sempre evidenzia questi due modi per avere rapporto consapevole con la vita ma le due condizioni, se espresse con un linguaggio inadeguato, danno origine ad un paradosso: se ci identifichiamo col viaggio, il mondo che ci ha generato si presenta come un sogno irreale, ma se trasferiamo la nostra coscienza nell’energia potenziale che crea il mondo il nostro viaggio ci appare sognato.
L’esperienza di un contatto con l’origine della vita espressa nel suo insieme è un’avventura in cui possiamo essere coinvolti totalmente ma in condizioni soggettive e ineffabili. Quando però si prova a comunicare con i nostri compagni di viaggio per farne una vicenda sociale, e dare un senso alla nostra vita, normalmente viene usato il linguaggio delle parole col loro significato convenzionale e il fallimento è inevitabile: il linguaggio può narrare soltanto la sola parte vissuta dalla stessa mente che lo ha generato.
Solo la poesia e la musica, col loro vibrare sonoro possono invadere il regno del verbo creatore. Se proviamo a descriverlo con l’arte figurativa l’operazione può avere esiti positivi se l’immagine coinvolge con l’aura il mondo emotivo e la luce che visita la realtà invisibile. Il  suono silente e la luce mentale possono veicolare anche la parte recepita dal sensorio e in questo modo si riconducono le vicende della vita alla loro dimensione totale.
Comincia l’osservazione della mente:
la cosa che più colpisce  quando si cerca di capire il senso della vita espresso dalla nostra società è che gli uomini che ne fanno parte sembrano conseguire la felicità massima nell’asservire il prossimo mediante il potere. Purtroppo si tratta di uno scopo ottenibile soltanto combattendo lo stesso desiderio dei contendenti e così lo scenario che si presenta è una guerra sistematica e tragica che da sempre accompagna il nostro modo di vivere. Socialmente si tratta di conquistare privilegi e beni che negli ultimi e   sofisticati  modi  si   riducono   a  conflitti finanziari ma egualmente tragici nei loro esiti. Individualmente lo scontro è ancora avvelenato e doloroso e a ben guardare l’osservazione nel suo insieme  conduce a constatare una stupidità ingiustificabile che vede il massimo successo e  piacere nel vincere questa guerra.
Io credo che un esito migliore sarebbe riuscire a collaborare con il supposto nemico per risolvere i numerosi problemi legati alla sopravvivenza e agli altri desideri più graditi alla nostra intelligenza.
Riuscire a capire le più importanti necessità si presenta allora come il primo passo per rendere  palesi alla nostra coscienza ragioni sufficienti a motivare una consapevole partecipazione  nel gioco della vita.
Orientare così il nostro modo di vivere comporta tener conto  non  solo  dei  nostri  vantaggi  ma  anche di quelli dell’insieme degli uomini e di tutte le forme coesistenti, perché solo in questo modo potremo immaginare di ottenere vera gioia e soddisfazione.
Normalmente il pensiero del protagonista che vive cosciente nella dimensione temporale è tutto coinvolto nel suo percorrere il viaggio della conoscenza. Mille vicende lo identificano con esperienze in cui la sofferenza e la gioia si alternano con lo scorrere del tempo, ma vivere aderendo coscientemente ad un possibile nuovo modo di intendere la vita ci potrebbe  permettere  di usare il nostro libero arbitrio per realizzare tutte  le   possibili  varianti    rendendo  così la nostra stessa vita più attiva, piacevole e ricca di avventure.
In sostanza ciò significa identificarci col centro da cui abbiamo avuto origine e in questo modo allontanarsi dalla sofferenza tipica dei soggetti singoli e separati che nel frattempo possono nascere e morire senza che questo procuri patimenti a chi si è trasferito nel centro.
In questo panorama può succedere che, durante una sosta,  improvvisamente il mondo si possa fermare e il pendolo della vita sospendere il suo andare e venire per vivere, evocato in particolari circostanze, un glorioso istante eterno.
I grandi mistici del passato non hanno quasi mai lasciato testimonianza scritta di questa loro conoscenza per non  destare equivoci. Il filosofo greco Parmenide ha evidenziato il paradosso fra il suo concetto di “essere” e il “divenire” formulato da Eraclito.
L’alchimista Flamel ha narrato il proprio viaggio conoscitivo con un linguaggio criptico, come del resto tutti i testi alchemici, comprensibili soltanto a coloro che hanno già fatto una parte importante del percorso.
All’inizio del famoso MUTUS LIBER di Altus c’è la figura di un guerriero con una scritta: “Io sono vigor e guardo gli venisse alchun che il livro avrisse e se non fosse  cotal che dhente è detto, dregli di questa spada per lo petto”
I pellegrini per Santiago di Compostella avevano una conchiglia legata al bastone per permettere loro di riconoscersi. Si trattava di un “Pecten Jacobaeus” che esprimeva il concetto della totalità dell’insieme appartenente anche ai denti (nervature) separati ma connessi  in  un  unico  punto  comune.  Anche la scienza fisica contemporanea convalida questo concetto. L’alchimista Fulcanelli comunica il modo con cui ha compiuto la “grande opera” in tre libri scritti con uno stratagemma per occultare i significati delle parole mediante un sistema di assonanza fonetica. Conoscendo l’argomento è possibile capire la tecnica della sua ricerca.
Comunemente queste vicende sono ritenute inspiegabili razionalmente e, definite come esperienze mistiche, come tali sono rifiutate. Si preferisce generalmente affidare il comportamento e il controllo del proprio destino a ciò che viene ritenuto concreto e individualmente vantaggioso Questo giudizio tuttavia è espresso in condizioni di conoscenza molto limitata.    
Se riusciamo però a identificarci col centro della vita nel suo insieme, allora noi possiamo controllare la nostra creazione del mondo e identificarci con la divinità del nostro essere.  Apparentemente questo processo può sembrare presuntuoso e impossibile, eppure è stato già percorso da alcuni uomini nel passato. Il mondo però non potrà cambiare fino a quando molti, seguendo il loro esempio, non otterranno lo stesso risultato. Forse quella che potrebbe essere una vera e propria  mutazione è oggi possibile, e il sogno di un mondo   nuovo  realizzabile.
Si stanno già evidenziando alcuni sintomi di cambiamento:
davanti ad un pollo arrosto apparecchiato per soddisfare il nostro appetito, sempre più spesso sorgono dubbi sulla necessità di uccidere un’altra forma di vita e questo comporterà la ricerca di un diverso modo di attingere energia.  Il potere è spesso rifiutato perché si capisce che invece di dare felicità rende la vita stupidamente faticosa.
I linguaggi comunemente usati per giustificare alla nostra ragione i modi tradizionali di vivere, sono considerati nei loro limiti strutturali e quindi incapaci di trasmettere la totalità degli eventi vissuti coscientemente.
Le convinzioni razionali e le religioni espresse nella loro forma  popolare  hanno finora costituito il legame fondante della società civile, ma mostrano sempre più la loro inadeguatezza. La sete di motivi più convincenti e coinvolgenti si sta diffondendo velocemente e la speranza di un futuro migliore è un cibo molto desiderato….
Caratteristica del nostro modello culturale è la risorsa tecnologica che ha reso nel passato la società occidentale potente e prevalente. Attualmente altri popoli a suo tempo asserviti stanno ottenendo il sopravvento mettendo in crisi il nostro sistema economico. Ancora si manifesta un nuovo evento: se finora si è considerato desiderio prioritario dare alla mente e al corpo dell’uomo benessere con agi e beni materiali, oggi l’insieme della vita richiede l’uso della mente e del corpo umano per ottenere qualcosa  che noi non conosciamo.
L’uomo ignora il senso vero della vita e il viaggio dovrà servire proprio a questo scopo.

La mente è stata servita.

Della osservazione del viaggio effettuata con la mia ricerca  di  artista  testimonierò con le immagini prodotte per circa sessanta anni a questo testo allegate.


                           



Conchiglia Pecten Jacobheus